Comune di Canonica d'Adda, Comuni a Canonica d'Adda (BG) - Lombardia in Festa
 

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Comune di Canonica d'Adda

Comune di Canonica d'Adda

Canonica d'Adda (BG)
Categoria: Comuni
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Comune di Canonica d'Adda
Piazza del Comune, 3
24040 - Canonica d'Adda (BG)

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Comune di Canonica d'Adda
Descrizione:
Il Comune di Canonica D'Adda è situato nella pianura tra l'isola bergamasca e la Gera d'Adda, alla confluenza tra i fiumi Adda e Brembo. Da vedere nel comune architetture religiose come, la Chiesa di San Giovanni evangelista, la Chiesa di Sant'Anna, e per quanto riguarda invece le Architetture Civili la Villa Pagnoni.

Le memorie storiche del territorio del Comune di Canonica d'Adda danno per certo che nel 268 d. C. il luogo fu campo di battaglia tra l'imperatore Claudio II e M.Acilio Aureolo. Sconfitto Aureolo, ma riconoscendone il valore e le eccezionali doti militari, l'imperatore ne onorò la memoria con la costruzione di un ponte sull'Adda ed un sepolcro sulla sponda sinistra del fiume.  Dove già per i servizi militari e commerciali funzionava una mutatio sulla via militaris Milano-Aquileia, sorse un villaggio che dell'aspra battaglia ricordò i termini e il nome del soccombente: Pons Aureoli, il ponte di Aureolo, volgarmente Pontirolo. Con le migliorate condizioni di superamento del fiume, ne guadagnò la sicurezza della stazione militare e rifiorirono i commerci. Le difficoltà, con le insidie lungo la via militaris. crebbero nel IV secolo, con le scorribande delle orde barbariche che avevano violato i confini dell'impero. Fu allora che la popolazione, per timore delle violenze, abbandonò la coltivazione delle terre, subendo così, oltre che le angherie degli invasori, anche gli effetti delle carestie. Nel 568 d.C. arrivarono in Italia i Longobardi che si stabilirono l'anno successivo sui nostri territori, determinando un profondo e duraturo sconvolgimento politico e sociale. Proprio lungo l'Adda la famiglia di Autari fissò la sua dimora nella zona che, da quel momento, prese il nome di Fara Autarena. Anche il territorio di Pons Aureoli fu compreso nell'area sottoposta al dominio di Autari. La presenza di un re della statura di Autari, rigido assertore del potere civile, ma altresì ariano fanatico, produsse uno sconvolgimento senza pari nelle istituzioni religiose.  Fuggiti i Vescovi, passato a fil di spada il clero minore tardo nella fuga, disorientate le popolazioni al sorgere di un centro ariano quale in breve divenne la Fara di Autari, i pochi superstiti iniziarono, nella clandestinità, i primi movimenti di redenzione che più tardi prenderanno vita e vigore straordinario con la costituzione, tra l'VIII e il IX secolo, della Pieve di Pontirolo. Ne facevano parte trentasei paesi, più numerosi oltre la sponda destra che sinistra del fiume, da Trezzo a Verdello e Treviglio (Fara, feudo del Vescovo di Bergamo dopo la conversione degli ariani al cattolicesimo ne era esclusa). La sua importanza è testimoniata dalla bolla del 23 giugno 1155 di Papa Adriano IV con la quale il Pontefice pone la chiesa di San Giovanni Evangelista, sede del Capitolo della Pieve, sotto la protezione della sede apostolica infliggendo la scomunica a quanti avessero osato agire a svantaggio dei suoi possedimenti.
Una lettera dello stesso Papa del 3 novembre 1155, testimonia l'antichità della Pieve precisando che le decime spettavano già antiquitus alla chiesa di Pontirolo.
Il Capitolo era costituito da una ventina di canonici e retto da un Preposito. Alla chiesa pievana facevano capo tutti i trentasei paesi per la celebrazione dei più importanti riti religiosi, quali il battesimo, la cresima ed il matrimonio. Il Capitolo provvedeva al proprio sostentamento con l'imposizione della decima oltre a trarre notevoli rendite dalle proprietà fondiarie. Il Preposito godeva di poteri e benefici non indifferenti sia di natura ecclesiastica che civile. vari documenti ne attestano l'autorità quasi vescovile. nonché l'amministrazione della giustizia civile.  Nei secoli XV e XVI l'abuso di queste prerogative, la condotta poco esemplare del clero che conduceva vita corrotta. talvolta lontana dal Capitolo e incurante delle anime, indussero l'arcivescovo Carlo Borromeo a disciogliere nel 1577 la Pieve trasferendone beni e diritti alla chiesa di Santo Stefano in Broglio a Milano. Marcello Melzi, l'ultimo Prevosto. venne trasferito con adeguato vitalizio.  L'antica chiesa pievana, già trovata in stato di decadenza da Carlo Borromeo e dai suoi successori, venne demolita quasi totalmente per dare spazio alla costruzione dell'attuale edificio nell'anno 1755. Il recente ritrovamento della pianta dell'antica chiesa pievana ha favorito e incoraggiato studi sulle strutture emerse durante la sistemazione dell'oratorio di San Luigi annesso alla chiesa attuale, come la precedente dedicata a San Giovanni Evangelista raffigurato nella scultura posta sopra il portale d'ingresso. Successivamente allo smembramento della Pieve, il nome di Pontirolo Vecchio che nel tempo era entrato nell'uso, venne, nell'arco di alcuni decenni, sostituito da Canonica, in virtù della presenza dei canonici. Alla fine del XVI secolo si formalizzò la divisione territoriale tra La Canonica ed il nuovo borgo che, forse ancora prima del Mille, si era andato via via costituendo nella campagna attorno alla chiesa di San Michele. Alla nuova comunità, formatasi come distaccamento dalla prima e poi denominata Pontirolo Nuovo, venne assegnata gran parte del territorio, come ancor oggi è facilmente rilevabile dalle mappe e dalla fiorente attività agricola. Se a Pontirolo in quel periodo sorgevano discussioni relative al possesso delle terre, a Canonica lo stesso avveniva per la ripartizione dei territori di pesca o per l'estrazione del ceppo. Questo ci permette di comprendere il forte legame tra il fiume e di lavori connessi alla sua esistenza. Nel XIII secolo è documentata la presenza di un attivo porto commerciale e di un traghetto che unì le due sponde del fiume fino agli inizi del 1800. Non sappiamo per quanto tempo sia rimasto in funzione il ponte costruito dai Romani nel III secolo. Di sicuro, quello costruito dai Milanesi nel XII secolo per i loro commerci, venne incendiato ed abbattuto da Federico Barbarossa nel 1160 che, con il ponte incendiò i paese e distrusse il castello.


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