Il toponimo è ricollegato al numero delle case che originariamente componevano il borgo: in dialetto bergamasco infatti il nome del comune è "casèi", che diviso significa 'case sei' e potrebbe derivare, a sua volta, dalla voce latina CASELLIS -ablativo plurale locativo di CASELLA- col significato di 'aggregato di casupole pastorali', che fa ipotizzare la presenza di un insediamento di epoca romana con destinazione pastorale. Povera di storia, la comunità ha la sua peculiarità nell'esistenza piuttosto povera che da sempre vi è stata condotta: per secoli, infatti, gli abitanti hanno tratto il proprio sostentamento dallo sfruttamento dei boschi e da un mulino e da una segheria alimentati dalle acque del torrente Stabina. Il XVII secolo fu segnato da numerose calamità, che sopraggiunsero ad aggravare le già pesanti condizioni di vita della comunità: l'epidemia di peste del 1633, che causò centinaia di vittime; i violenti temporali che undici anni dopo distrussero i raccolti; la piena dello Stabina, che, nel 1690, travolse anche alcune case e un ponte. Conseguenza inevitabile di tanto difficili condizioni di vita è stato un continuo e consistente spopolamento, che ha ridotto il numero degli abitanti a poco più di un centinaio. Tutto quanto precede ha un riscontro anche nel patrimonio storico-architettonico, che comprende la parrocchiale, fiero simbolo dell'autonomia dalla parrocchia di Santa Brigida e arricchita da un bel campanile, e casa Milesi, affrescata all'esterno con i motivi di una macabra danza.