Descrizione:
Il Comune di Sant'Omobono Terme è situato al centro del catino montano prealpino della Valle Imagna, a Nord-est della città di Bergamo, dalla quale dista solo 21 chilometri (e poco più di 60 dalla città di Milano). Il paese, situato a 427 metri sul livello del mare (ma con alcune località che raggiungono anche i 1.006 metri, quindi con una forte escursione altimetrica) conta attualmente poco più di 3500 abitanti e si estende su una superficie di quasi undici chilometri quadrati. La popolazione è distribuita in quattro frazioni, ancora oggi ben distinte, tre delle quali costituivano, sino al 1927, municipi autonomi, con contrade sparse anche molto distanti tra di loro, ciascuna delle quali abitata, per tradizione, da gruppi familiari ben distinti, che si tramandano le proprietà di generazione in generazione. Da Selino Basso, in prossimità del ponte sull'Imagna è possibile compiere, con lo sguardo rivolto verso l'alto, un'orbita di quasi 360 gradi attorno alla corona montana circostante: rapisce subito l'attenzione, di fronte, l'inconfondibile profilo del Resegone, che si estende con il promontorio del Monte Ocone sino al Pertüs, per raggiungere poi Valcava e Roncola, sul lato di affaccio, come a balcone, verso la piana lombarda; sull'altro lato, invece, a settentrione, la Culmine del Palio e i pascoli della Piacca accompagnano l'escursionista in direzione della Valle Taleggio e del Colle di San Pietro, per chiudere infine il catino verso il Monte Unione, in prossimità del Comune di Strozza e di Clanezzo, dove l'Imagna confluisce nel Brembo. Pare proprio, almeno durante certe limpide giornate primaverili, dal cielo terso e l'aria trasparente, di rivivere il sentimento che provò l'Abate Stoppani quando, osservando il catino montano ai piedi del Resegone, solcato dal torrente Imagna, ci ha trasmesso una delle pagine più belle del suo celeberrimo Bel Paese: "Oh, come è bella questa valle! Quasi una conca ellittica, scavata in seno alle montagne, colle sponde di lividi calcari, e il fondo di neri schisti, che paiono carbone; ma riccamente coperta di boschi, di prati, di colli; e su quel manto di lieve verzura, rotto da severe bizzarre rupi, spiccano gli sparsi casolari, i paeselli, le chiese, le torri. Quando il cielo è azzurro, la valle somiglia ad un vaso di smeraldo storiato, con un coperchio di zaffiro trasparente" . Selino Basso è un nucleo abitato di formazione abbastanza recente, almeno nella sua attuale disposizione, a ridosso della strada principale di fondovalle, ma un tempo era concentrato soprattutto alla Felìsa, dove c'era il famoso portico dei Frosio, una nota famiglia di agricoltori e commercianti, ma pure avevano sede i carabinieri, il fotografo, la farmacia e anche il notaio: nel tempo è cresciuta sempre di più la sua vocazione di centro di servizi rivolto a tutti gli abitanti della valle. Disposto a mezza costa sul versante orografico sinistro della valle, distante circa quattro chilometri da Selino Basso, ecco Selino Alto, un nucleo abitato (anch'esso costituito da più contrade) collocato sopra un verde poggio naturale, ben esposto a mezzogiorno, dove nel passato erano fiorenti molte attività agricole, che però non sempre bastavano per il sostentamento delle grandi famiglie. Generazioni di contadini, carbonai, boscaioli, muratori hanno dovuto fare la valigia, per cercare all'estero, soprattutto in Francia e Svizzera, ma alcuni anche in America, ulteriori possibilità di realizzazione personale e di benessere per la famiglia. Le antiche contrade di pietra di un tempo (Cà Taiòch, Gandì,…) testimoniano ancora oggi la perizia e le elevate capacità architettoniche e costruttive delle diverse maestranze, ma anche il grado di radicamento dei gruppi parentali sul territorio, che nel passato hanno sviluppato molte relazioni (occupazionali e di scambi familiari) soprattutto con le contrade orientali del soprastante paese di Corna Imagna. Attualmente la comunità di Selino Alto, con la sua bella chiesa e le scuole elementari, continua a rappresentare un vero centro di vita, grazie anche alla coesione dei suoi abitanti, sempre molto laboriosi. Sul versante orografico destro del catino montano, a destra del torrente Pettola, ecco disposte gran parte delle contrade di Mazzoleni, che con Falghéra costituiva l'antico Municipio, ossia un riferimento importante per tutta la Valle Imagna. La chiesa parrocchiale di Sant'Omobono, assieme con quella di Strozza e di Sant'Antonio di Berbenno, è stata una delle prime a staccarsi dalla pieve di Lemine nel tredicesimo secolo. A Mazzoleni, poi, c'era l'Albergo Centrale, meta conosciuta e apprezzata per i villeggianti che si apprestavano ad entrare in valle, dove faceva capolinea il servizio di diligenza e c'era il primo ufficio postale: qui confluivano i mulattieri provenienti dai villaggi soprastanti, per ritirare e consegnare giornalmente la posta alle famiglie distribuite nelle numerose cà e contrade.. Il "Centrale" svolgeva soprattutto un servizio di accoglienza per quanti si recavano alle Fonti di Sant'Omobono, le cui acque sulfuree sono state apprezzate e dichiarate particolarmente benefiche già nel 1772, in una monografia scritta dal noto fisico G. Pasta. Nel 1803 e nel 1820 ne parlò ampiamente anche il professor Mairone da Ponte e successivamente, nel 1840, anche Padre Ferrario, effettuò altre analisi e pubblicò un ulteriore opuscoletto. Nel 1864 G. Garelli, nel suo volume Delle acque minerali d'Italia e loro applicazioni, descrisse le acque minerali di Sant'Omobono fra le sulfuree migliori sino ad allora conosciute.