BREVI CENNI STORICI SU PRADALUNGA Sull’etimologia di Pradalunga esistono due diversi orientamenti. Secondo una prima ipotesi, il toponimo deriverebbe dai prati lunghi, con riferimento alle vaste praterie un tempo racchiuse tra il monte Misma e il fiume Serio. Il secondo orientamento fa derivare il nome Pradalunga da Preda Longa, ossia la nota pietra cote usata per affilare armi ed utensili da taglio (falci e roncole). E proprio alla pietra cote è legata la storia e l’antica economia del paese. Ancora oggi infatti a Pradalunga si celebra Santa Barbara, patrona dei minatori. Già nel primo secolo d.C. lo storico e scienziato Plinio il Vecchio racconta di pietre coti che con sola acqua danno un taglio eccellente, forse proprio in riferimento alle pietre che si ricavano dalle cave del Monte Misma, qualitativamente superiori e più pratiche rispetto a quelle prodotto in altre località. Quindi già nell’antichità i pradalunghesi, accanto alle tradizionali attività venatorie, pastorali ed agricole, producono ed esportano pietre coti in tutto in mondo conseguendo diversi riconoscimenti internazionali. L’agricoltura viene esercitata nell’agro di Pradalunga, una vasta area pianeggiante compresa tra il nucleo abitativo ed il fiume Serio, oltre che sulle pendici collinari dei ronchi: si coltiva il frumento, il miglio, la vite, il granturco ed il gelso per l’allevamento del baco da seta. La fascia più alta del territorio è occupata da boschi e castagneti che, con i loro frutti, hanno rappresentato per secoli una fondamentale risorsa alimentare. I secoli XIII e XVI sono caratterizzati da una serie di guerre fratricide tra gli opposti schieramenti dei Guelfi, fautori dell’egemonia politica del Papa, e dei Ghibellini, favorevoli al potere dell’Imperatore. Spesso La sconfitta di una fazione comportava da parte dell’altra la rapina di denaro, mobili, raccolto etc. Nel 1404 ben 1500 guelfi della Valle Seriana devastano e bruciano le contrade di pradalunga e Cornale, uccidendo barbaramente 50 nemici che hanno invano cercato la salvezza rinchiudendosi in una torre. Con la Repubblica Veneta, Pradalunga conosce un periodo di relativa tranquillità politica ed amministrativa. Nascono alcune contrade, come la Ripa e la Vassalli che, poste nella parte alta del paese, conservano piccoli esempi di fortificazioni. Alla fine del XVII sec., Pradalunga prima e Cornale poi, fino ad allora contrade di Nembro, si separano, diventando comuni autonomi. Nel 1630, la peste descritta da Manzoni nei “Promessi sposi” dimezza la popolazione di Pradalunga. Gli abitanti fanno voto di costruire un santuario sul colle della Forcella e di recarvisi in pellegrinaggio almeno una volta all’anno. I superstiti di Cornale, a loro volta, fanno voto solenne e vincolante di recarsi ogni anno in pellegrinaggio al santuario di S. Maria di Misma. Nel 1861 nasce il Regno d’Italia, costituitosi grazie alle imprese dei Mille, a cui ha partecipato anche il cittadino pradalunghese Daniele Piccini: a lui è dedicata la via principale del centro storico. Dopo più di due secoli di autonomia, nel 1806 il comune di Cornale viene soppresso e diventa frazione di Pradalunga. Con la rivoluzione industriale, molti imprenditori insediano le proprie aziende tessili lungo il corso del Serio, per sfruttare la forza motrice delle sue acque. Vengono inoltre aperte le prime cave con fornaci per la produzione del cemento: inizia la grande avventura dello storico colosso industriale dell’Italcementi. Con lo sviluppo dei trasporti ferroviari, la graduale scomparsa della tradizionale attività agricola e la chiusura delle cave di cemento e di pietre coti, cambia radicalmente il volto della società pradalunghese, che si trasforma in pochi decenni da borgata di contadini e mezzadri a paese di manovali, tecnici, impiegati ed operai specializzati. Pradalunga offre una serie interessante di itinerari naturalistici, a partire dalla suggestiva pista ciclopedonale che costeggia il fiume Serio, la quale ha permesso di scoprire e valorizzare aree altrimenti soggette a degrado e di ricostruire l’habitat di varie specie di uccelli, come gabbiani ed aironi cinerini, che sembravano scomparse dalla zona. I luoghi di maggior richiamo nelle aree boschive che sovrastano l‘abitato sono il monte Misma, il colle della Forcella e l’annessa valle Sbardellata, la Furca e la località Spersiglio, da cui si può accedere alle distese erbose del Pradale e ad una visuale spettacolare su tutta la valle. La chiesa S.S. Cristoforo e Vincenzo, progettata dall’architetto Caniana nel 1734, è stata edificata su una precedente chiesa quattrocentesca. Offre notevoli pezzi artistici di G.B. Moroni, di G.P Lolmo, di P. Loverini, di E. Nembrini e di A. Fantoni. La chiesa parrocchiale di S.Lucia a Cornale, ultimata nel 1936, è opera del arch. Fornoni. Sul sagrato, rifatto nel 1990, sono stati posti monumenti a Padre Luigi Carrara, al Corpo Musicale ed alla Corale S. Lucia. La chiesa della Forcella, inaugurata nel 1640, era una tappa obbligata per i lavoratori delle cave, che riconoscevano nella Madonna della Neve una figura sacra. Di grande effetto è l’interno della chiesa, interamente affrescato da Giovanni Cavalleri, detto il Rana, con soggetti tratti dalla vita di Maria e delle donne protagoniste dell’antico testamento. La chiesa di S.S. Fermo e Rustico a Cornale fu eretta nel 1611 e ristrutturata dall’arch. Caniana nel XVIII sec. . La facciata e la gradinata d’accesso risalgono al 1897. Conserva colonne in marmo, sculture di E. Coter ed alcuni dipinti di Enea Salmeggia.