Traviata, capolavoro composto da Giuseppe Verdi nel 1853, è forse l’opera oggi più conosciuta e amata al mondo e, tuttavia, proprio per la dirompente verità che in essa l’autore racconta, fu allora un insuccesso e fonte di scandalo e vergogna.
Che cosa si cela in quest’opera capace di trascinare il pubblico, attraverso la musica e la voce della protagonista, in un turbinare di emozioni che divengono, di scena in scena, incontenibili?
Lo spettacolo che la Compagnia Stabile Carossia porta sul palcoscenico del CRF_CAROSSIA di Via Baccelli, 7 a Lissone nel prossimo fine settimana, 25/26/27 novembre, rivela proprio la pienezza della scrittura verdiana, emerge il coraggio di un autore capace di raccontare le verità scomode di una società falsa e corrotta, ma capace anche di mostrare la pienezza del sentire di una donna.
Nello spettacolo “Traviata: Amore e morte”, scritto da Irene Carossia, il pubblico è accompagnato a comprendere la forza e la pienezza di quest’opera e di Violetta, la sua protagonista, attraverso il confronto tra la Narratrice, esterna alla vicenda eppure partecipe, poiché in essa è l’anima creatrice di Verdi stesso, Margherita Barezzi, prima giovane moglie del compositore, morta di malattia e di stenti, Giuseppina Strepponi, seconda moglie di Verdi, grande artista e, tuttavia, donna umiliata dai pregiudizi e dall’impossibilità di vivere a pieno i suoi sentimenti.
Fra loro il Pregiudizio, anima nera della società contro la quale tanto il maestro cercò di scagliarsi, ma del quale lui stesso fu vittima.
Un Pregiudizio che parla con voce di donna e che impera sulla vita, prima fra tutti sulla vita della protagonista: Violetta.
A trascinare tutti indistintamente in un vortice di disperazione, di passione e di verità umana, è proprio lei: Violetta.
Violetta, la sua anima, la sua voce, le sue scelte, il suo coraggio, il suo dolore, la sua generosa ed ingiusta vicenda.
Il ruolo di Violetta è affidato alla stessa autrice del testo e regista, Irene Carossia, interprete capace di trasfigurarsi completamente, anima, corpo e voce, offrendosi a questa eroina immensa e al pubblico nella consistenza della sua disperata passione.
La musica è affidata alle mani perfette della pianista Annalisa Ferrario, musicista in grado di far risuonare ogni segreta armonia dell’anima verdiana.
In scena Luisa Caglio veste, con grande forza, il complesso ruolo di Giuseppina Strepponi, nella sovrapposizione al dolore di Violetta.
Laura Ferrario è la diafana Margherita, nella languida pienezza di una donna che ha amato.
A Federica Nicotra è affidato il faticoso personaggio del Pregiudizio, gli occhi e la voce di un mondo sempre pronto a sottomettere con veemenza il destino delle donne.
Alla sensibilità di Stefania Venezian il fondamentale ruolo di narratrice, anima di Verdi, colei che guida ma anche sofferma l’attenzione su tutto ciò che, di questo capolavoro, non può sfuggire.
I costumi di Anna Maria Mazzoni completano questo vero gioiello teatrale.
Per il pubblico una possibilità per incontrare la lirica tuttavia nella contestualizzazione dei travagli delle donne, ingabbiate forzatamente dentro a ruoli ingrati ed umilianti, sempre guardate da prospettive esterne a loro.
Uno spettacolo da non perdere contro i pregiudizi e l’umiliazione dell’identità femminile.
Il teatro a supporto della dignità delle donne in questo 25 novembre.